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Resegone - Punta Cermenati 1875 m - 25.10.2009

 

 

Oggi abbiamo l’idea di fare un’escursione al Resegone e precisamente sulla sua cima più alta: la Punta Cermenati 1875m. Il Resegone o Monte Serrada deve il suo nome per il suo celebre profilo a forma di sega, in dialetto lombardo appunto resega. le sue nove punte principali, se osservate dalla città di Lecco e dalla Brianza, infatti ricordano proprio la lama di una sega. Citato anche da Alesandro Manzoni nel romanzo dei Promessi sposi ed in particolare nella pagina iniziale con il celebre brano Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti… La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di San Martino, l’altro, con voce lombarda il Resegone…, è sicuramente il gruppo montuoso più interessante di tutte le Prealpi Lombarde. Strutturato come una lunga costiera che si estende da Nord a Sud con numerose cime, é una montagna di recente formazione composta per lo più da rocce calcareo-dolomitiche di origine marina. Si presenta dal versante di Lecco, aspro e molto scosceso; molto più dolce dal lato della Valle Imagna e della Val Taleggio nel Bergamasco. Offre una varietà incredibile di percorsi: dal Sentiero natura, alle ferrate e alle piste da sci d'inverno. Le pareti del Resegone sono state teatro storico e palestra lungo le quali si sono formate generazioni di alpinisti. Come non ricordare i Ragni di Lecco ed il mitico Riccardo Cassin.
Partiamo da San Pietro di Stabio (CH) alle h 7:00. Giunti a Lecco proseguiamo per la Valsassina ed in una delle tante galleria prendiamo l’uscita per i Piani d’Erna arrivando al parcheggio alle h 7:55. Ci sono molte auto e siamo in tanti ad aspettare la funivia che arriva alle h 8:20 e con un salto di circa 700 metri ci porta ai Piani di Erna (1330 m). Il sole del mattino, esalta i colori autunnali e la spettacolare conformazione della montagna é davanti ai nostri occhi. Imbocchiamo la stradina a destra della teleferica per prendere il sentiero n°1 che scende nel bosco verso Est. Dopo questo tratto, il bosco termina, ed il sentiero, che dapprima si snoda sassoso, poi, attraversa prati d’alta quota e sale per golette e creste di pendenze considerevoli che percorriamo con molta attenzione. Ci fermiamo per bere del tè caldo, e ammiramio l’eccezionale panorama che si apre sulle Alpi e Prealpi Bergamasche. Facciamo qualche foto e riprendiamo il cammino. Ancora qualche strappo e intravediamo il Rifugio "L. Azzoni al Resegone" (1860m). Di proprietà del S.E.L. di Lecco sorge in posizione molto panoramica a pochi metri sotto la Punta Cermenati. Affrontiamo gli ultimi 200 metri di dislivello con calma e dopo un po’ arriviamo prima al rifugio e poi in vetta. Ci sono veramente tantissime persone che arrivano dalle ferrate e dai tanti sentieri e che insieme a noi si godono il sole e ammirano il fantastico panorama: a Sud la pianura e gli Appennini, ad Est le Catene orobiche e valtellinesi, e le Prealpi bergamasche, a Nord la Grigna e le Alpi lariane e a Ovest il Monte Rosa e la sagoma delle Alpi piemontesi. Ai piedi del Resegone una serie di piccoli laghi: Annone, Pusiano, Alserio, Olginate ed, il ramo lecchese del lago di Como, sono come degli specchi adagiati sulla pianura. Mangiamo nei pressi della vetta e raggiungiamo il rifugio per chiedere qualche informazione sul sentiero da prendere per il ritorno. Le poche informazioni che riusciamo ad avere ci fanno decidere per il n°17, che passando dalle sorgenti delle Forbesette (1390 m), dovrebbe portarci all’incrocio con il sentiero che porta al Passo di Giuff (1531 m),e da qui ricondurci ai Piani d’Erna. Iniziamo la discesa ed in breve siamo ai piedi della Punta Cermenati. Il sentiero, che ora continua nel bosco, è ben segnato e ci conduce senza difficoltà alle sorgenti delle Forbesette. Ci fermiamo a bere e a riempire le borracce e continuiamo fino a raggiungere l’incrocio per il passo di Giuff. Non siamo sicuri sul da farsi: un vecchio cartello in legno segna la direzione per il passo ed abbiamo la sensazione che il sentiero non sia in uso da molto tempo. Inizio a percorrerlo per vedere se c’è qualche indicazione (dovrebbe essere il n°7), ma non trovo niente. Pensando che ci sia un altro incrocio più a valle, decidiamo di proseguire sul n° 17. Camminiamo per un bel pezzo, ma del sentiero n°7 nessuna traccia. Ci accorgiamo di esserci spinti troppo in avanti e non possiamo tornare indietro perché non riusciremmo a prendere l’ultima funivia, quella delle h 16:30, che dai Piani D’Erna scende al parcheggio. Consultiamo il GPS e vedendo che il sentiero n°17 dovrebbe arrivare al paese di Morterone, pensiamo di recarci lì e di chiamare un taxi. Non sappiamo ancora che Morterone è il comune più piccolo d’Italia e d’Europa (secondo il censimento Istat 2001 è composto da 35 abitanti, 16 famiglie e 171 abitazioni, di cui la maggior parte cascine disabitate) e che dista circa 30 Km dal parcheggio. Ignari di tutto ciò proseguiamo sul sentiero, e dato che oggi è tornata l’ora solare e che quindi abbiamo perso un’ora di luce, siamo quasi al tramonto. Io chiedo a Marino se ha portato la coperta e se è pronto a dormire nel bosco. Così scherzando, arrivati quasi alla fine del sentiero, veniamo superati da uno strano tipo che urlando e agitando le braccia inneggia al bellissimo tramonto in corso. Il sentiero termina all’imbocco di una galleria: siamo alla Forcella di Olino (1169m). I cellurari sono fuori uso, non c’è campo e prima di andare a Morterone, che dista ancora 3 Km, chiediamo al signore che ci aveva superato poco prima nel bosco, se può darci un passaggio, lo avremmo anche pagato. Questo urlando ed agitando le braccia ci fa capire che va solo fino a Ballabio, che non ha intenzione di darci un passaggio e che possiamo trovare una soluzione con altri escursionisti che come noi hanno sbagliato il percorso e che a breve sarebbero arrivati. Data la situazione Marino insiste e riesce quasi a persuaderlo. La persona é un po’ strana e di sicuro ha qualche problema comportamentale, ma non abbiamo scelta, quindi carichiamo gli zaini nella sua Fiat Uno blù e aspettiamo di partire. Il tipo però non sembra intenzionato a partire e tergiversa, non é del tutto convinto. Mentre siamo lì in questa strana situazione, vedo che sta arrivando una Panda, allora tento il tutto per tutto e cerco di fermarla. Alla guida della macchina c’è una signora che con mia grande sorpresa si ferma. Le spieghiamo la situazione ed accetta di darci un passaggio. Saliamo in macchina e ringraziamo la signora per l’aiuto che ci sta dando perché non è da tutti dare un passaggio a degli sconosciuti, per giunta con la barba incolta e abbastanza malmessi dopo una giornata di cammino. La signora ci risponde di essersi fermata solo perché mi ha scambiato per Samir, un suo conoscente egiziano, e che comunque può portarci fino all’ospedale di Lecco. Che colpo di fortuna! Percorrendo i ripidi tornanti scendiamo a Ballabio e arriviati all’ospedale di Lecco ringraziamo e chiediamo il numero di telefono di un taxi ad una signora ferma alla pensilina del bus. Telefoniamo e ci danno un altro numero, che purtroppo non riusciamo a trascrivere: non troviamo una penna. Allora Marino ferma tre persone, sembrano una coppia con figlia, racconta loro la nostra avventura, chiede una penna e finalmente riusciamo a trascrivere il numero del taxi. Dopo aver parlato un attimo fra di loro, la signora ci dice che loro vanno da quelle parti e che ci avrebbero dato volentieri un passaggio. Non ci sembra vero e restiamo veramente sorpresi dalla bontà e dalla gentilezza di queste persone. Accettiamo volentieri il passaggio e carichiamo gli zaini sulla grossa fuoristrada. È già buio quando arriviamo al parcheggio della funivia, ringraziamo i signori e andiamo al bar a bere qualcosa per rilassarci. Ora, che tutto si è risolto senza problemi, ridiamo e scherziamo ripercorrendo la strana giornata. Che avventura!
Ringraziamo di cuore le persone che ci hanno aiutato, senza di loro avremmo scritto un’altra storia.